IL PRESIDENTE UMBERTO ROCCATTI SCRIVE AL CORRIERE DELLA SERA

Gentile Direttore,
Gentile Dott.sa Gabanelli,

abbiamo letto con estremo interesse l’articolo dal titolo “Con le elettroniche  si smette di fumare?” pubblicato oggi, mercoledì 24 ottobre, sul Corriere della Sera.

Al di là degli aspetti più strettamente legati ai temi della tutela della salute e della riduzione del danno, quel che ci preme maggiormente sottolineare in quanto produttori di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione, con o senza nicotina, sono proprio alcuni aspetti relativi alla sicurezza dei liquidi commercializzati.

Da questo punto di vista, quello europeo è un mercato estremamente regolamentato e, anche per questo motivo, molto diverso da altri contesti, a cominciare da quello americano. Rispetto agli USA, il mercato europeo, e quindi anche quello italiano, prevede un rigido processo di analisi dei liquidi che sono sottoposti a controlli, sia per la loro composizione chimica sia per il contenuto dei vapori emessi. È la legge, infatti, ad imporre alle aziende italiane un obbligo di notifica al Ministero della Salute al quale sono comunicati, prima della commercializzazione, gli ingredienti contenuti nei liquidi, i dati tossicologici relativi anche alle emissioni di vapore e le informazioni su dosi e assorbimento di nicotina. Tali informazioni sono poi analizzate dal Ministero che si riserva 6 mesi per le opportune verifiche prima di dare il via libera alla immissione in commercio.

Anche per quanto riguarda il contenuto di nicotina i limiti sono molto più stringenti: mentre negli Stati Uniti, che prendiamo come riferimento in quanto contesto commerciale più simile al nostro, il livello di nicotina arriva fino a 50 milligrammi a millilitro, il limite europeo è molto più basso e non può superare i 20 milligrammi al millilitro.

Le aziende italiane che operano nel settore delle sigarette elettroniche sono e continueranno ad essere impegnate nel garantire ai consumatori prodotti controllati e sicuri e sono estremamente rispettose dei divieti esistenti che impediscono sia la vendita ai minori che la pubblicità dei prodotti. Che poi le sigarette elettroniche siano molto meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali – in una percentuale che il Ministero della Salute della Gran Bretagna ha stimato in almeno il 95% grazie all’assenza di combustione – è un aspetto che giustamente deve essere riservato agli esperti e alla ricerca scientifica.

Nel ringraziarvi per l’attenzione,
porgo cordiali saluti.

Umberto Roccatti

Presidente ANAFE – CONFINDUSTRIA