Ansa: Sigarette elettroniche: Anafe, governo distrugge settore

“Assistiamo sgomenti al deliberato tentativo da parte del Governo di distruggere il mondo dei produttori, distributori e commercianti del settore della sigaretta elettronica”. Sono le parole di Massimiliano Mancini, presidente di Anafe, l’Associazione Nazionale Fumo Elettronico. E annuncia una manifestazione per martedì 9 luglio. “Imporre l’applicazione dell’imposta pari al 58,5% sul dispositivo, – osserva Mancini – parificando tali prodotti sul piano della tassazione alle sigarette, equivale a mettere sullo stesso piano un prodotto che uccide con uno che fa molto meno male”. E “ancor di più stupisce”, secondo Mancini, che presidente del Consiglio e ministro dell’Economia “possano accettare che il governo in questa situazione diventi strumento di una lobby da sempre garantita, e oggi persino rappresentata in maniera esplicita all’interno della stessa compagine governativa. Lobby il cui unico scopo sembra quello di impedire la concorrenza”.

 

Ansa: Sigarette elettroniche: 58,5% tassa e solo da tabaccai

Una maxi tassa del 58,5% sulle sigarette elettroniche, che vengono così equiparate alle tradizionali ‘bionde’: è una delle misure decise dal governo per bloccare l’aumento Iva dal 22 al 23% fino a ottobre. Nel provvedimento è stabilito anche che le e-cig potranno essere vendute solo dai tabaccai. L’imposta sarà in vigore dal primo gennaio 2014 e sarà applicata sui ”prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo”, cioè cavi Usb e batterie.

 

Il Sole 24 Ore: Iva, è subito assalto alla copertura

Un’operazione da un miliardo e 59 milioni nel 2013. È quella messa in moto per rinviare di tre mesi l’aumento dell’Iva dal Governo. Che per il ministro Flavio Zanonato «punta a una proroga da parte del Parlamento a fine anno» facendo anche leva sulle misure adottate per far ripartire l’economia. Ma, nonostante il decreto varato mercoledì non sia ancora arrivato in Parlamento, è già partito l’assalto, guidato dal Pdl, per cambiare la copertura del mini-rinvio. Una copertura che per il momento arriva per 655,6 milioni dagli aumenti degli acconti Irpef, Ires e Irap, per altri 209 milioni da quello (al 110%) dovuto da aziende e istituti di credito alla tesoreria sulle ritenute sugli interessi e sui redditi di capitale. Ai quali si aggiungono circa 200 milioni di minori spese agendo su funzioni catastali e vari fondi. A cominciare dal Fondo Irap per i professionisti che perde 150 milioni nel 2014 e altri 120 nel 2015. Dulcis in fundo la tassa sulle sigarette elettroniche, che garantirà 117 milioni l’anno a partire però dal 2014 e che dovrebbe andare a sorreggere la struttura contabile del piano occupazione.

 

QN: Sigarette elettroniche, giro di vite, vietate ai minori e nelle scuole

Il ministro segue il Consiglio di Sanità: «Non sono innocue»

Roma, l’ordinanza è il primo passo. Il secondo sarà un intervento legislativo più complesso che contempli anche la disciplina dell’etichettatura e della pubblicità. Le sigarette elettroniche, vera passione degli italiani del Terzo millennio, adesso dovranno fare i conti con qualche restrizione in più. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha firmato l’ordinanza che, recependo il parere del Consiglio superiore di Sanità, vieta la vendita di prodotti contenenti nicotina ai minori di 18 anni. Il medesimo provvedimento, inoltre, introduce il divieto di utilizzo delle sigarette elettroniche all’interno delle istituzioni scolastiche statali e paritarie e dei centri di formazione professionale. Una misura largamente annunciata e confermata, nei giorni scorsi, dallo stesso responsabile del dicastero. «Non vogliamo dire – ha spiegato ieri Lorenzin – che le sigarette elettroniche siano più pericolose della sigaretta normale, ma non vanno utilizzate come strumenti innocui. Bisogna essere informati su che cosa si usa. Un conto sono acqua e aromi, ma se c’è nicotina questa può creare dipendenza». Vietato ‘svapare’ nelle scuole, dunque, e assoluto divieto di vendita agli under 18. Ma la questione non è certo esaurita e il ministero fa sapere che si studiano interventi legislativi per la pubblicità e le etichette. UNA PROMESSA non accolta bene dal Codacons secondo il quale l’ordinanza del ministro è talmente indolore da risultare inutile. Di parere opposto i produttori che giudicano positivamente la mossa del ministro. «L’ordinanza – sostiene Massimiliano Mancini, presidente dell’associazione dei produttori di e-cig, Anafe – è da apprezzare per l’equilibrio che presenta e perché costituisce un altro mattoncino verso una regolamentazione del settore». «Vietare la vendita ai minori – aggiunge Mancini – e l’uso negli edifici scolastici, sono norme di buon senso a differenza dell’assurda tassazione, superiore persino a quella delle sigarette tradizionali, proposta dal governo e che rischia di far chiudere almeno il 60-70% dei punti vendita entro 90 giorni, con una perdita di non meno di 3.000 posti di lavoro». «E per un prodotto – conclude il presidente Anafe – che fa meno male a detta persino dell’Istituto Superiore di Sanità». Il riferimento è alle misure allo studio per compensare il mancato aumento dell’Iva. Tra queste, si parla di una tassa al 58,5% del prezzo di vendita per le e-cig. I produttori, ovviamente, sono preoccupati. Ma lo sono anche i consumatori visto che almeno due milioni di italiani le hanno provate e le usano occasionalmente. I ‘fedelissimi’ che sono passati in toto dalle ‘bionde’ alle elettroniche, sarebbero attorno al mezzo milione. Secondo i dati dell’Anafe i negozi di e-cig, in Italia, sono all’incirca 2.000 per un mercato che, già nel 2013, tocca quota mezzo miliardo di euro. Dietro tutto questo, una decina di aziende con 5.000 addetti.

 

Linkiesta.it: Sigarette elettroniche, una bolla che finisce in tasse

Brulica il mercato italiano nascente delle sigarette elettroniche ma il rischio è che rimanga solo una serie di buchi neri nelle strade commerciali delle città: i più di duemila negozi che chiuderebbero, secondo le stime dell’Anafe (Associazione Nazionale fumo elettronico), se entrasse in vigore la tassa del 58.5% su device, ricambi e aromi. «Basterebbero 90 giorni per far chiudere due terzi dei negozi di sigarette elettroniche» – afferma il presidente Massimiliano Mancini. E addio mercato nascente con cifre da record, quello che nel 2012, tra negozi e produzione, ha creato 4000 posti di lavoro. Intervista a un titolare di un punto vendita. Se fino ad aprile 2013 il fatturato mensile di un negozio era attorno alle 20mila euro in una cittadina di 20mila abitanti, «con la campagna mediatica ostile della Fit, c’è stato un primo calo delle vendite, che fa fatturare solo 8mila euro circa al mese», spiega. «E ora arriva la nuova tassa, col rischio di chiusura del 70% dei nostri negozi». A chiedere al ministero dell’Economia le ragioni di una tassa così pesante e decisa di punto in bianco, non si ottiene una motivazione diversa da quella della necessità di fare cassa. «È la stessa tassa che c’è sulle sigarette tradizionali», dicono dallo staff del ministro Saccomanni. «E c’era bisogno di recuperare dei fondi». E Massimiliano Mancini, pur consapevole che il mercato delle e-cig abbia bisogno di una regolamentazione, tasse comprese, è convinto che la misura sia stata presa «senza avere la minima idea del mercato della sigaretta elettronica, dei suoi numeri e dei vantaggi in termini di Irpef, Irap e posti di lavoro creati portati alla Stato. Per non contare i minori costi per la sanità, visto che le e-cig sono meno nocive delle sigarette tradizionali e portano molti a smettere di fumare». Sulla questione della nocività si sta interrogando il ministero della Salute. La sigaretta elettronica è paragonabile a un farmaco? Lo staff del ministro Lorenzin precisa che nulla è stato stabilito e che passeranno ancora molti mesi prima di avere una direttiva europea in materia. «La vendita nelle farmacie di prodotti contenenti una certa dose di nicotina era la posizione prevalente degli altri Paesi partecipanti, non dell’Italia». Per ora però, il ministro Lorenzin ha limitato l’uso delle sigarette elettroniche ai maggiorenni, e proibito l’utilizzo negli spazi chiusi delle scuole. «Il Csm ha sconsigliato l’uso alle donne incinta e ai minorenni», si giustificano.

 

 

Panorama.it: 
Sigarette elettroniche, quanto costeranno ora

Dopo averne discusso a lungo, il Governo ha preso la sua decisione: la tassa che già colpisce tabacco e altri prodotti da fumo verrà estesa a sigarette elettroniche e ricariche. Che costeranno il 58,5% in più. Una follia, pensata per recuperare gettito fiscale e far slittare di qualche altro mese il contestato aumento dell’Iva. Una scelta che stronca sul nascere un settore in rapidissima crescita che, a dispetto dei numeri sbalorditivi già registrati nel 2012, probabilmente non è ancora riuscito a dimostrare del tutto le sue potenzialità.1509 punti vendita aperti nel 2012 solo nel Bel Paese, che a maggio 2013 hanno superato il record dei duemila, hanno creato ben cinquemila nuovi posti di lavoro, e aiutato gli italiani a risparmiare, visto che chi era abituato a fumare un pacchetto al giorno è riuscito a ridurre i costi per il fumo di ben 1356 euro in un anno. Vantaggi che la nuova tassa inevitabilmente annullerà. E anche in fretta.La nuova imposta avrà un fortissimo impatto economico da due punti di vista. L’aumento del prezzo delle e-cig, oltre a renderle molto meno convenienti per i consumatori, porterà a una significativa contrazione di questo mercato, che rischia di far chiudere numerosi punti vendita: l’Anafe, Associazione nazionale fumo elettronico, ha ipotizzato che la nuova imposta possa travolgere il 60-70% degli operatori del settore, con una perdita netta di almeno tremila posti di lavoro.Numeri alla mano, i risparmi svaniscono un po’ per tutti. I kit e-cig che costavano dai 33 agli 84 euro, oscilleranno ora tra i 52 e i 133 euro. I flaconi, invece, passeranno da una media di 6 a una di 9,5 euro. Il classico pacchetto di Marlboro Gold, invece, continuerà a costarne 5, quindi per fumare un pacchetto al giorno serviranno ancora 150 euro al mese e per uno ogni tre giorni 50.Quanto possono risparmiare gli svapatori oggi? Acquistando il kit più costoso, da 133 euro, e cinque flaconi al mese (durano circa sei giorni), la spesa complessiva salirebbe da 114 a 180,5 euro. Riducibili a 99,5 optando per il kit più economico.Nel primo mese, quindi, chi fuma una media di un pacchetto riuscirebbe a risparmiare 50 euro acquistando il kit economico, mentre gliene servirebbero due per ammortizzare il costo del kit più costoso e risparmiare circa 70 euro. Chi fuma di meno (ipotizziamo tre filtri al mese e non più cinque), avrebbe bisogno di sette mesi per ammortizzare i costi e iniziare a risparmiare una ventina di euro al mese acquistando il kit più caro, che scenderebbero a tre con il kit economico.Immaginando però che la nuova tassa possa scoraggiare nuove conversioni dalle bionde tradizionali alle e-cig, chi ha già acquistato i kit quando erano convenienti può consolarsi con la prospettiva di continuare a risparmiare un centinaio di euro al mese se l’abitudine resta di cinque filtri, una ventina con tre. Il Governo ha scelto di procedere in questo modo per recuperare risorse sufficienti a rinviare di altri tre mesi l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%, senza calcolare, forse, che se il numero di svapatori (oggi pari a circa due milioni, che alimentano un giro d’affari di mezzo miliardo di euro) diminuirà, scoraggiato dall’aumento dell’accise, anche le stime di gettito fiscale legato al fumo elettronico dovranno essere rivisto al ribasso. Ne è valsa la pena? Forse no.