Yahoo Finanza: Anafe, affari sigarette elettroniche non vanno in fumo

Roma, 22 apr. (Labitalia) – Tra polemiche, moda e serrate dei tabaccai, gli affari delle sigarette elettroniche non vanno in fumo. Con 350 milioni di fatturato previsto per il 2013 e circa 4.000 addetti tra strutture commerciali e produzione diretta, quello delle sigarette elettroniche è un business sempre più forte. I numeri, rileva Anafe, Associazione nazionale fumo elettronico, dimostrano che in Italia sta diventando un vero e proprio must tra chi vuole dire addio a cenere e fumo, convertendo il 10% di fumatori in svapatori pari a un milione di persone, e che ha indotto gli operatori del settore a fondare un’associazione ad hoc.

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Adnkronos: Anafe, gli affari delle sigarette elettroniche non vanno in fumo

Roma, 22 apr. (Labitalia) – Tra polemiche, moda e serrate dei tabaccai, gli affari delle sigarette elettroniche non vanno in fumo. Con 350 milioni di fatturato previsto per il 2013 e circa 4.000 addetti tra strutture commerciali e produzione diretta, quello delle sigarette elettroniche è un business sempre più forte. I numeri, rileva Anafe, Associazione nazionale fumo elettronico, dimostrano che in Italia sta diventando un vero e proprio must tra chi vuole dire addio a cenere e fumo, convertendo il 10% di fumatori in svapatori pari a un milione di persone, e che ha indotto gli operatori del settore a fondare un’associazione ad hoc.

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Adnkronos: PRODUTTORI SIGARETTE ELETTRONICHE, APPREZZIAMO LAVORO NAS

L’Anafe, associazione che riunisce i produttori e distributori italiani di sigarette elettroniche, esprime “apprezzamento per il lavoro delle autorità di controllo, in quanto la domanda interna attualmente eccede l’offerta dei produttori italiani e la rimozione dal mercato di prodotti non idonei e’ a garanzia dei consumatori. Il sequestro di sigarette elettroniche non conformi, e di liquidi spesso di importazione, sono dovuti al fatto che frequentemente si immettono sul mercato prodotti senza tenere in considerazione i requisiti normativi attuali”. E’ il commento dell’Anafe ai dati sull’attivita’ dei Nas nel settore del contrasto alla vendita di nicotina e sigarette elettroniche irregolari, diffusi dall’Adnkronos Salute. “L’Anafe – sottolinea in una nota l’associazione – si sta adoperando per ottenere un largo consenso tra gli operatori del mercato e si e’ prefissa di stabilire linee guida per informare e armonizzare l’offerta. La produzione nazionale di liquidi, che copre circa il 50% della domanda, viene effettuata in stabilimenti autorizzati e aperti a controlli e ispezioni e i maggiori e più seri distributori di sigarette elettroniche certificano alla fonte, tramite laboratori accreditati, i requisiti CE, e spesso ri certificano tramite laboratori nazionali per maggiore sicurezza”. E ancora: “Anafe si sta adoperando per fornire ai consumatori la giusta informazione relativa a questa nuova tecnologia in grado di apportare significativi miglioramenti alla qualità della vita, in quanto la sigaretta elettronica si propone come alternativa al fumo tradizionale, offrendo la possibilità di fumare in maniera meno dannosa per l’organismo grazie all’assenza di combustione che evita la formazione dei composti tossici tipici del tabacco bruciato”. L’Anafe entra anche nel merito del caso dell’uomo rimasto ferito dall’esplosione della sua sigaretta elettronica a Torino. “In merito alla batteria esplosa nei giorni scorsi, l’Anafe esprime solidarietà al consumatore per l’accaduto, precisando tuttavia che si tratta di incidente isolato e statisticamente poco significativo, considerando che sono presenti nel mercato nazionale milioni di pezzi che non hanno causato problemi. E’ utile ricordare che a livello di produzione di massa, e’ impossibile ottenere ‘difetti 0′ su prodotti di largo consumo, e incidenti isolati e casuali, sono stati registrati per molteplici apparecchiature, dai telefoni alle batterie per auto agli elettrodomestici. Attualmente si sta cercando di capire la causa del problema, per apportare le dovute migliorie e stabilire se trattasi di problema progettuale o di difetto casuale”. “Il fenomeno del fumo elettronico sta raggiungendo livelli di diffusione notevoli e sta scardinando dinamiche commerciali pregresse, in quanto prodotto trasversale che si pone tra il tabacco e i dispositivi per smettere di fumare. In ultimo, non dobbiamo dimenticare che il settore in pieno boom, sta creando posti di lavoro e rivitalizzando attivita’ commerciali allo stremo, con molti giovani imprenditori e sta offrendo a molte realta’ manifatturiere Italiane, l’apertura verso mercati esteri di prodotti made in Italy”. Anafe stima che nel 2013 “saranno circa 3000 i negozi in Italia specializzati nella vendita e almeno 20 realta’ produttrici di liquidi, in grado di dare lavoro, direttamente e tramite indotto, a decine di migliaia di persone. I produttori e distributori Italiani stanno operando al meglio per ottemperare ai requisiti normativi, considerando anche l’assenza di norme specifiche, che auspichiamo possano essere definite in tempi ragionevoli e siano mirati ad una corretta classificazione dei prodotti per il fumo elettronico e a sostegno di un fenomeno economico e sociale rilevante”.

 

Adnkronos: Anafe, nel 2013 ‘svapatori’ saranno 1 mln

I rivenditori di prodotti per il cosiddetto fumo elettronico stimano che nel 2013 raggiungeranno almeno quota un milione, pari al 10% dei fumatori. “E’ un fenomeno economico importante – spiega Massimiliano Mancini, presidente dell’Anafe, la neonata Associazione nazionale fumo elettronico – che sta dando chance a molti giovani imprenditori”. Quanto all’incidente della sigaretta elettronica esplosa, il presidente di Anafe, precisa: “Tutti gli operatori del mercato importano prodotti fatti in Cina. Non significa niente. Non si può demonizzare un caso su un milione di pezzi in giro”. “Noi crediamo di offrire un prodotto per una svolta sia sanitaria che sociale, che dovrebbe essere aiutato non ostracizzato”. La sigaretta elettronica, conclude, è un’alternativa al fumo, non si consideri come un farmaco per smettere”.

 

Repubblica.it: Sigarette elettroniche, già 1500 negozi E il Monopolio comincia ad aver paura

Il mercato delle sigarette a vapore nel nostro paese, secondo i dati dell’Anafe (Associazione nazionale fumo elettronico), toccherà nel 2013 i 350 milioni di fatturato. Lo stato con le sigarette elettroniche rischia di perdere fra i 2 e i 3 miliardi di introiti l’anno. Nell’Europa a 27, l’Ecita (Electronic Cigarette Industry Trade Association) stima che il mercato abbia toccato i 400-500 milioni di euro di volume (e l’incompatibilità con i dati Anafe fa capire quante incertezze ci siano anche dal punto di vista finanziario), con una crescita del 20-30% al mese. Sul fronte degli “svapatori”, gli ultimi dati di Eurobarometro indicano che il 7% dei cittadini europei ha provato almeno una volta la sigaretta elettronica. Per la Doxa, in Italia il 7,3% delle persone ha sperimentato la nicotina vaporizzata. Euromonitor International parla di 2 miliardi di dollari di giro d’affari mondiale. E le stesse ditte produttrici di tabacco come Lorillard e Swisher International hanno comprato alcuni marchi di sigarette e sigari elettronici. Chi vende sigarette normali ha visto tra 1 e 2 milioni di clienti spostarsi verso il mercato delle elettroniche. Il presidente della Federazione Italiana Tabaccai, Giovanni Risso: “In questa partita, il ministero della Salute non parla. I Monopoli non parlano. Ma se la nicotina è un veleno, le regole devono valere per tutti. Noi scriviamo chiaramente sui pacchetti che fumare fa male. Perché sulle sigarette elettroniche non è scritto nulla?”.

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