CORONAVIRUS, ANAFE CONFINDUSTRIA: “GARANTIRE TRA I BENI DI CONSUMO ANCHE LE SIGARETTE ELETTRONICHE”

Roma, 11 marzo 2020. “Considerata l’ipotesi da parte del governo di adottare misure straordinarie, ulteriormente restrittive, per limitare il diffondersi del contagio, tra cui la chiusura di tutte le attività commerciali, Anafe chiede che i negozi di sigarette elettroniche possano rimanere aperti” ha affermato Umberto Roccatti, Presidente di ANAFE Confindustria.

“I nostri negozi infatti – commenta Roccatti – gestiscono depositi fiscali e forniscono un bene che è percepito dai consumatori come di prima necessità, che va garantito in particolare in un momento in cui si chiede loro una limitazione della circolazione. Per questo motivo i negozi di sigarette elettroniche, autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, dovrebbero rimanere aperti come servizio pubblico essenziale, al pari dei tabaccai, sempre nel rispetto delle più rigide procedure di sicurezza sanitaria” ha concluso Roccatti.

 

E-CIG, ANAFE: PREOCCUPANTE CAMPAGNA DI DISINFORMAZIONE DAGLI USA  

 

ROCCATTI: “Il nostro obiettivo primario è tutelare la salute e l’incolumità dei vaper”

Roma, 10 ottobre 2019. “Siamo preoccupati per l’incidenza negativa che l’ondata mediatica proveniente dagli Stati Uniti sta determinando sul mercato italiano. I prodotti commercializzati nel nostro Paese, a differenza di quelli americani, sono sottoposti ad una rigorosa normativa volta alla tutela del consumatore. Riteniamo quindi fondamentale impiegare tutte le risorse a nostra disposizione per contrastare la dilagante disinformazione che ormai da settimane sta determinando un calo di fiducia nei consumatori italiani e un ritorno alle sigarette tradizionali”.

È quanto afferma Umberto Roccatti, Presidente di Anafe-Confindustria, a margine dell’Assemblea dell’Associazione del fumo elettronico, che si è tenuta a Roma venerdì 4 ottobre.

“Il nostro obiettivo primario è tutelare la salute e l’incolumità dei vaper in Italia, promuovendo una corretta informazione sulle sigarette elettroniche e, in particolare, sulle potenzialità di tali prodotti nella lotta al tabagismo.

È ormai evidente – al di là degli allarmanti titoli di giornale – che le patologie riscontrate negli Stati uniti sono collegate all’utilizzo di liquidi provenienti dal mercato illegale contenenti sostanze che in Italia sono vietate, come l’olio di THC e la vitamina D”.

Nel nostro Paese, come in tutta l’Unione europea, ci sono delle regole definite dalla Direttiva del 2014 – recepita in Italia nel 2016 – che impongono ai produttori di comunicare al Ministero della Salute, con sei mesi di anticipo rispetto alla commercializzazione, tutte le caratteristiche sia dell’hardware che dei liquidi contenenti nicotina, come ad esempio gli ingredienti presenti, le emissioni e i dati tossicologici.

“Ribadiamo ancora una volta l’importanza di affidarsi esclusivamente a canali e rivenditori autorizzati” – aggiunge Roccatti – “evitando del tutto il fai da te e l’acquisto di prodotti provenienti dal mercato illecito e potenzialmente dannosi per la salute. Abbiamo sempre contrastato le distorsioni e l’illegalità e temiamo che l’ipotesi di aumento della tassazione sulle sigarette elettroniche – apparsa su alcuni organi di stampa – possa soltanto avere l’effetto negativo di incentivare il ricorso a prodotti illeciti con inevitabili e pericolose ripercussioni sulla salute dei consumatori”.

“Anafe pertanto chiede con forza alla stampa italiana di sottolineare quali siano le reali cause delle patologie riscontrate negli Stati Uniti e conferma alle istituzioni italiane, in primis al Ministero della Salute, la piena disponibilità a confrontarsi sul fenomeno, sempre in un’ottica di tutela dei consumatori e nella consapevolezza che le sigarette elettroniche possono rappresentare un’alternativa al tabagismo, anche supportando il processo di disassuefazione nei fumatori che non riescono nella cessazione”.

“Ricordo infatti” – conclude Roccatti – “che le sigarette elettroniche rappresentano, in Paesi come il Regno Unito, uno strumento a potenziale rischio ridotto riconosciuto dalle autorità competenti e in grado di sostenere efficacemente le politiche sanitarie nazionali di la lotta al tabagismo. In questo senso, crediamo che sia opportuno valutare anche nel nostro Paese le potenzialità delle e-cig, alla luce degli 11,6 milioni di fumatori italiani che non riescono ad abbandonare la sigaretta tradizionale”.

 

 

SIGARETTE ELETTRONICHE, ANAFE CONFINDUSTRIA SU DECESSO IN USA: IN ITALIA MERCATO REGOLAMENTATO E PRODOTTI SICURI

Roma, 27 agosto 2019. “La morte dell’uomo, al di là degli aspetti ancora da chiarire, non si può certo attribuire all’utilizzo della sigaretta elettronica. In questo caso, infatti, ad essere stato fatale è con ogni probabilità l’uso di marijuana, peraltro proveniente dal mercato illegale. L’uso che in questo caso ne è stato fatto non è di certo riconducibile ad un normale e, soprattutto, consapevole utilizzo del device”. E’ quanto dichiara Umberto Roccatti, Presidente di Anafe, l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria – tornando sul caso del primo decesso di un uomo negli USA che sarebbe stato causato dall’utilizzo di una e-cig. “E’ importante fare chiarezza e rassicurare i consumatori” aggiunge Roccatti. “Nel nostro Paese – sottolinea – le regole sono rigide e ogni prodotto immesso sul mercato è sottoposto ad analisi estremamente approfondite. Ma soprattutto, il consumatore finale è sempre ben informato sui rischi del fai da te, pratica pericolosa che scoraggiamo con forza. Per questo motivo, ribadiamo l’importanza per i consumatori di rivolgersi solo ai punti vendita autorizzati dove è possibile acquistare prodotti sicuri e certificati”. “Se da una parte è necessaria la dovuta cautela sulla vicenda, considerato che sono in corso le indagini da parte delle autorità, dall’altra si deve anche ricordare che, di tabagismo, muoiono circa 8 milioni di persone al mondo ogni anno ed è questo il vero allarme di cui si parla sempre troppo poco. Creare un allarme ingiustificato sulla e-cig vuol dire instillare ulteriori dei dubbi nella testa di quei milioni di fumatori che ancora non riescono a sottrarsi alla dipendenza da nicotina e vedono una concreta speranza proprio nella sigaretta elettronica che, come riconosciuto da autorevoli autorità sanitarie, come quelle inglesi, e importanti esponenti della comunità scientifica è del 95% meno dannosa delle sigarette tradizionali” conclude Roccatti.

 

SIGARETTA ELETTRONICA ESPLOSA IN USA ANAFE CONFINDUSTRIA: IN ITALIA PRODOTTI SICURI

Roma, 6 febbraio 2019. Le sigarette elettroniche commercializzate in Italia, così come i liquidi, sono prodotti estremamente sicuri, sottoposti ai più attenti test di sicurezza e conformità del prodotto. Prima di essere immesse sul mercato infatti sono sottoposte e devono superare test di conformità elettrica e compatibilità elettromagnetica ed ottenere il marchio CE”.

Così ANAFE, l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria, con riferimento alla notizia dello scoppio di una sigaretta elettronica che avrebbe causato la morte di un uomo in Texas, negli Stati Uniti.

“Quanto accaduto è un caso isolato, sul quale tuttavia è bene fare piena luce a tutela anzitutto dei consumatori”. “Con ogni probabilità si è trattato di un prodotto non a norma la cui commercializzazione non sarebbe mai consentita in Italia. Le sigarette elettroniche oltre ad essere prodotti estremamente sicuri sono – così come sottolineato da gran parte della comunità scientifica, a cominciare dalle autorità sanitarie della Gran Bretagna – del 95% meno rischiose per la salute rispetto alle sigarette tradizionali”.

 

MANOVRA, Anafe CONFINDUSTRIA: drastico taglio delle tasse SU E-CIG. Vittoria storica del settore

  • Imposte ridotte dell’80% sui liquidi con nicotina e del 90% sui liquidi senza nicotina
  • Ok a vendita on line sul territorio nazionale per depositi fiscali autorizzati
  • Più tutela della salute e stop a distorsioni del mercato: sottoposte a tasse e a Direttiva Europea le miscele «acqua e nicotina» e nicotina da miscelazione in polvere

Roma, 26 novembre 2018. “Per la prima volta nella storia del nostro settore le tasse non aumentano, ma diminuiscono. Il taglio previsto è dell’80% sui liquidi con nicotina e del 90% sui liquidi senza nicotina”.

A darne notizia è ANAFE, l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria, a seguito dell’approvazione in Commissione Finanze del Senato dell’emendamento presentato dalla Lega in materia di fumo elettronico. La tassa, attualmente fissata al 50% dell’accisa gravante sulle sigarette tradizionali, passa infatti al 10% sui liquidi nicotinici e al 5% sui liquidi senza nicotina. Tra le altre misure, il ripristino della possibilità, per i depositi fiscali autorizzati, di vendita on-line sul territorio nazionale e un intervento specifico sulle miscele «acqua e nicotina»al fine di evitare elusioni di imposta e sottoporre a tassazione e alle regole della Direttiva Europea sul Tabacco tali miscele che, finora, prevedevano concentrazioni di nicotina fuori legge ed estremamente pericolose.

“Anafe, attraverso un’interlocuzione virtuosa e rispettosa delle controparti politiche, si è impegnata e ha da sempre auspicato una riduzione ancor più netta e, per quanto riguarda i liquidi senza nicotina, un’eliminazione tout court della tassa. Tuttavia, alle condizioni attuali, non prive di difficoltà e resistenze, il risultato raggiunto è il migliore che il settore potesse ottenere, ma soprattutto è la prima grande vittoria per migliaia di imprese e lavoratori che finora avevano ricevuto solo schiaffi e porte chiuse in faccia. Il nostro ringraziamento va anzitutto al Vicepremier, Matteo Salvini, che da sempre ha sostenuto questa battaglia per incentivare uno strumento che, come ampiamente riconosciuto in ambito scientifico, è del 95% meno dannoso della sigaretta tradizionale e rappresenta, dunque, una formidabile alternativa per lotta al tabagismo e alle malattie fumo correlate”. “Vanno viste anche da questo punto di vista, cioè nell’ottica di tutela del consumatore, le nuove disposizioni sulle miscele «acqua e nicotina»e sulla nicotina da miscelazione in polvere la cui impennata nelle vendite, nel corso degli ultimi anni, aveva determinato non solo forti distorsioni sul mercato ma soprattutto potenziali gravi rischi per la salute dei consumatori”.

“Adesso, dopo l’intervento fiscale, auspichiamo che le istituzioni sanitarie si impegnino in modo effettivo per l’incentivazione di prodotti a rischio ridotto come politica di salute pubblica, seguendo la strada già tracciata da alcuni grandi Paesi europei, a cominciare dal Regno Unito” conclude Anafe Confindustria.

 

IL PRESIDENTE UMBERTO ROCCATTI SCRIVE AL CORRIERE DELLA SERA

Gentile Direttore,
Gentile Dott.sa Gabanelli,

abbiamo letto con estremo interesse l’articolo dal titolo “Con le elettroniche  si smette di fumare?” pubblicato oggi, mercoledì 24 ottobre, sul Corriere della Sera.

Al di là degli aspetti più strettamente legati ai temi della tutela della salute e della riduzione del danno, quel che ci preme maggiormente sottolineare in quanto produttori di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione, con o senza nicotina, sono proprio alcuni aspetti relativi alla sicurezza dei liquidi commercializzati.

Da questo punto di vista, quello europeo è un mercato estremamente regolamentato e, anche per questo motivo, molto diverso da altri contesti, a cominciare da quello americano. Rispetto agli USA, il mercato europeo, e quindi anche quello italiano, prevede un rigido processo di analisi dei liquidi che sono sottoposti a controlli, sia per la loro composizione chimica sia per il contenuto dei vapori emessi. È la legge, infatti, ad imporre alle aziende italiane un obbligo di notifica al Ministero della Salute al quale sono comunicati, prima della commercializzazione, gli ingredienti contenuti nei liquidi, i dati tossicologici relativi anche alle emissioni di vapore e le informazioni su dosi e assorbimento di nicotina. Tali informazioni sono poi analizzate dal Ministero che si riserva 6 mesi per le opportune verifiche prima di dare il via libera alla immissione in commercio.

Anche per quanto riguarda il contenuto di nicotina i limiti sono molto più stringenti: mentre negli Stati Uniti, che prendiamo come riferimento in quanto contesto commerciale più simile al nostro, il livello di nicotina arriva fino a 50 milligrammi a millilitro, il limite europeo è molto più basso e non può superare i 20 milligrammi al millilitro.

Le aziende italiane che operano nel settore delle sigarette elettroniche sono e continueranno ad essere impegnate nel garantire ai consumatori prodotti controllati e sicuri e sono estremamente rispettose dei divieti esistenti che impediscono sia la vendita ai minori che la pubblicità dei prodotti. Che poi le sigarette elettroniche siano molto meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali – in una percentuale che il Ministero della Salute della Gran Bretagna ha stimato in almeno il 95% grazie all’assenza di combustione – è un aspetto che giustamente deve essere riservato agli esperti e alla ricerca scientifica.

Nel ringraziarvi per l’attenzione,
porgo cordiali saluti.

Umberto Roccatti

Presidente ANAFE – CONFINDUSTRIA

 

E-CIG – IL MONDO DEL VAPING SI APPELLA ALL’OMS: FARE RETROMARCIA SUI DIVIETI DI “SVAPO” 

Anafe Confindustria partecipa alla call to action internazionale a difesa del settore in occasione del COP8 di Ginevra

Roma, 25 settembre 2018. ANAFE – l’Associazione Nazionale Produttori Fumo Elettronico aderente a Confindustria – partecipa all’iniziativa, promossa a livello internazionale dalle associazioni dei consumatori e dell’industria del fumo elettronico, per sensibilizzare l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) affinché riveda le sue posizioni in materia di regolamentazione dello “svapo”: una vera e propria call to action lanciata dall’UKVIA, l’associazione delle aziende del Regno Unito, alla quale si sono unite le associazioni di Nord America, Europa, Asia e Australasia con l’obiettivo di rivedere le attuali e discordanti politiche in tema di salute pubblica a livello globale.

L’occasione è la riunione del WHO Tobacco Control Group, che si terrà nel corso della 8a sessione della Conferenza delle Parti (COP8) in programma a Ginevra dal 1 al 6 ottobre. Obiettivo del meeting sarà l’analisi delle linee guida internazionali sui dispositivi elettronici da inalazione contenenti nicotina, come appunto le sigarette elettroniche. Pur avendo riconosciuto le potenzialità delle sigarette elettroniche ai fini della lotta al tabagismo, nel 2016 il WHO Tobacco Control Group si è espresso a favore della possibilità per gli Stati di vietare completamente i prodotti dello svapo, come parte di una più ampia azione di contrasto. Una posizione che va in direzione opposta a quella seguita dagli Stati membri dell’Organizzazione, in particolare dal Regno Unito e Nuova Zelanda che si sono espressi a favore della e-cig come strumento sostitutivo della sigaretta tradizionale in un’ottica di riduzione del rischio. Altri Paesi inoltre – come gli Emirati Arabi Uniti, Filippine e Australia – stanno attualmente valutando l’ipotesi di abolire i divieti sullo svapo.

La call to action è stata dunque avviata anche in relazione all’eventualità che la posizione dell’OMS possa compromettere i risultati raggiunti proprio da quei Paesi che hanno aperto allo svapo, introducendo nuovi potenziali divieti. Anche i consumatori ritengono la posizione del WHO Tobacco Control Group dannosa non solo in termini di salute pubblica, ma di fatto incomprensibile se si considera che parte delle imposte da loro versate contribuiscono a finanziare un’organizzazione che non li vede partecipi nella definizione delle politiche.

Siamo orgogliosi – ha detto il Presidente di Anafe Confindustria, Umberto Roccattidi difendere, anche in questa occasione, il settore delle sigarette elettroniche che rappresentano un’alternativa meno dannosa rispetto alle sigarette tradizionali. Siamo disponibili a collaborare con le autorità dell’OMS affinché le decisioni che saranno adottate a Ginevra rispecchino dati oggettivi e il buon senso. Per quanto riguarda l’Italia, l’auspicio – aggiunge Roccatti – è che in vista delle prossime attività legislative e regolatorie in tema di fumo elettronico, Governo e Parlamento tengano conto di una realtà, come il settore delle e-cig, che in Italia dà lavoro ad oltre 20.000 persone tra occupati diretti e indiretti. In questa prospettiva, alla luce di quanto definito nello stesso contratto di Governo dal Premier Giuseppe Conte e dai Vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, mentre il nostro Paese sembra andare nella direzione di un riconoscimento, anche per legge, del rischio ridotto quale politica di sanità pubblica da attuare anche attraverso la riduzione del peso fiscale sulle e-cig, il rischio è che le conclusioni della COP8 vadano nella direzione esattamente opposta, limitando in modo significativo i nuovi prodotti” conclude.

Attraverso la call to action i firmatari esortano il WHO Tobacco Control Group a considerare il vaping come parte di una più ampia strategia di riduzione del rischio, fare retromarcia sulle precedenti posizioni in materia di divieti e invitare i singoli stati a regolamentare separatamente i tradizionali prodotti del tabacco e quelli del fumo elettronico di nuova generazione senza combustione.

 
Le associazioni firmatarie della call to action sono:

ANAFE – Confindustria – Italia

Asian Vape Association (AVA) – Asia

Australian Taxpayers’ Alliance (ATA) – Australia

Australian Vaping Advocacy, Trade and Research (AVATAR) – Australia

Canadian Vaping Association – Canada

Global Vaping Standards Association (GVSA) – USA

France Vapotage – Francia

Koora Elektronické Kouřeni (KELK) – Repubblica Ceca

Malaysia E-Vaporizers and Tobacco Alternatives (MEVTA) – Malesia

Philippine E-Cigarette Industry Association (PECIA) – Filippine

Udruga Korisnika Osobnih Isparivača (CROHM) – Croazia

Vape Business Ireland (VBI) – Irlanda

Vaping Trade Association of New Zealand (VTANZ) – Nuova Zelanda

Verband des eZigarettenhandels (VdeH) – Germania

 

MILLEPROROGHE, ANAFE CONFINDUSTRIA: TASSA NON È SOPPRESSA, SOSPESA SOLO ESAZIONE SERVE INTERVENTO STRUTTURALE

Roma, 21 settembre 2018. “La sospensione del versamento dell’imposta sui prodotti liquidi da inalazione per sigarette elettroniche stabilità dal decreto Milleproroghe è una boccata d’ossigeno, ma solo per due mesi. Non è più rinviabile un intervento strutturale per salvare un intero settore che dà lavoro a più di 20.000 persone, tra occupati diretti e indiretti, oltre alle 2.000 attività commerciali attive nella vendita”.

È quanto dichiara Umberto Roccatti, Presidente di Anafe, l’Associazione Nazionale Produttori di Fumo Elettronico aderente a Confindustria, a seguito dell’approvazione definitiva del decreto “Milleproroghe” che sospende fino a metà dicembre il versamento dell’imposta di consumo da parte dei depositi e dei rappresentanti fiscali.

“È più che mai opportuno fare chiarezza: il Milleproroghe, infatti, ha sospeso solo il versamento della tassa in favore dell’Amministrazione fiscale, non ha soppresso l’imposta. Di conseguenza, dal 19 dicembre, data in cui cesserà la sospensione, bisognerà comunque versare l’imposta per i mesi precedenti. Ecco perché è più che mai necessario e urgente un intervento strutturale, che metta finalmente in sicurezza un settore che, oltre alle sue potenzialità in termini di sviluppo e indotto occupazionale, è un’ancora di salvezza per la salute degli attuali fumatori di sigarette tradizionali. È ormai ampiamente riconosciuto, infatti, che il fumo elettronico è almeno del 95% meno dannoso rispetto alle normali sigarette e rappresenta un formidabile strumento di riduzione del rischio e per la lotta alle malattie fumo correlate”.

 

ANAFE CONFINDUSTRIA: IL GRIDO DI AIUTO DEL SETTORE

I lavoratori e le imprese del settore delle sigarette elettroniche sono ad un bivio. Quello che era un fiore all’occhiello dell’industria italiana, un ambito capace di generare occupazione, reddito, ma che rappresenta, soprattutto, una valida alternativa per la riduzione del rischio determinato dal fumo di tabacco tradizionale, si trova a vivere forse il suo momento più difficile. Abbiamo appreso con profonda preoccupazione la decisione di dichiarare inammissibile un emendamento al Dl Dignità che intendeva mettere mano alla tassazione e ad alcuni aspetti regolatori che, di fatto, stanno determinando il collasso del nostro settore, gettando nel panico e nella disperazione circa 30.000 famiglie.

Se l’obiettivo dichiarato del provvedimento è mettere a punto “norme urgenti per dignità di lavoratori e imprese”, è davvero incomprensibile come le proposte riguardanti il settore del fumo elettronico siano state dichiarate non conformi alla materia del provvedimento. Superare una tassazione irragionevolmente elevata ad un settore che dà lavoro a più di 20.000 persone tra occupati diretti e indiretti, senza considerare le 2.000 attività commerciali per la vendita, non vuol dire tutelare e difendere la dignità di imprese e lavoratori? Rendere più vantaggiose le sigarette elettroniche, che la scienza ha riconosciuto essere del 95% meno dannose delle sigarette tradizionali, non è una battaglia di dignità, a tutela della salute dei cittadini?

In Italia coloro che utilizzano le sigarette elettroniche sono circa 1,5 milioni. Eppure, il nostro è l’unico tra i grandi Paesi europei a prevedere una tassa sui liquidi da inalazione, una vera e propria tassa sul vapore che determina un unico risultato: rendere più vantaggiose le sigarette tradizionali, con tutto ciò che ne consegue in termini di rischi per la salute e costi per il servizio sanitario nazionale. Difendere il settore delle sigarette elettroniche significa tutelare la salute dei cittadini, salvaguardare posti di lavoro e imprese sane che, oltre all’eccessiva tassazione, hanno dovuto fare i conti, in passato, con un vero e proprio labirinto giurisprudenziale che non ha dato la possibilità di determinare con certezza l’imposta di consumo dovuta.

Dal 2015 al 2017, negli anni tra la prima e la seconda sentenza della Corte Costituzionale in merito al meccanismo di tassazione dei liquidi da inalazione, l’industria nazionale della sigaretta elettronica, ha versato un’imposta di consumo parametrata al contenuto di nicotina presente nei liquidi e non alla quantità totale di liquido. E lo ha fatto seguendo il principio inizialmente espresso proprio dalla stessa Consulta, traslando sul consumatore finale solo tali minori importi. In seguito, solo dopo la seconda pronuncia della Consulta – che ha stabilimento un principio del tutto differente e contrastante rispetto a quello fissato nel 2015 – le aziende si sono ritrovate nell’evidente ed oggettiva situazione di non poter pagare importi che, di fatto, le imprese non hanno mai incassato.

Sono questi i motivi che ci spingono, ora più che mai, a lanciare un ultimo e disperato grido di aiuto alle forza politiche e al Governo per salvare i posti di lavoro e le imprese del nostro settore ed evitare che al danno si aggiunga anche una duplice beffa: consegnare definitivamente il comparto all’illegalità più totale ed esporre i consumatori alla commercializzazione abusiva di prodotti estremamente pericolosi per la salute come la vendita di nicotina disciolta in acqua, un prodotto “fai da te” con concentrazioni di nicotina potenzialmente mortali.

Umberto Roccatti
Presidente ANAFE CONFINDUSTRIA