CASO SVAPOWEB, REVOCA DEL PROVVEDIMENTO DI SOSPENSIONE

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In seguito all’esito positivo del procedimento giudiziario ed effettuate le opportune verifiche, il Consiglio Direttivo di ANAFE–Confindustria ha deliberato, in data 30 marzo 2016, la revoca del provvedimento di sospensione dall’Associazione di Arcangelo Bove, emesso il 5 marzo u.s.
Lieta di apprendere la notizia del dissequestro dei locali della sede dell’azienda sita in Airola (BN), fiduciosa nell’operato delle Autorità competenti, l’Associazione, esprimendo piena solidarietà nei confronti del proprio associato, auspica che l’Azienda Svapoweb Srl rientri a breve nel pieno dell’attività.

Il Presidente
Massimiliano Mancini

 

Caso SvapoWeb, il provvedimento di Anafe Confindustria

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In data 5 marzo 2016, a seguito della nota resa pubblica nella serata di ieri dai Carabinieri della Stazione di Airola con riferimento all’ispezione svolta in collaborazione con l’Ufficio Doganale di Napoli e Benevento, il Consiglio Direttivo di ANAFE Confindustria ha deliberato la sospensione del socio Arcangelo Bove, titolare delle società Arcbo doo e Svapoweb Srl.
Tale misura rappresenta un atto dovuto ai sensi dell’art. 8.5, ultimo punto, dello Statuto, il quale specifica che tra i poteri di detto organo figura quello di “procedere […] per accertare la permanenza dei requisiti di ammissione di ciascun socio prendendo gli opportuni provvedimenti in caso contrario“.
ANAFE Confindustria, che da tempo si batte per l’applicazione ed il rispetto delle leggi nel settore del fumo elettronico, auspica una veloce e positiva risoluzione della vertenza che vede coinvolta un’importante azienda del settore, esprimendo allo stesso tempo la massima fiducia nell’attività di verifica delle regole portata avanti dalle istituzioni preposte.
Il Presidente
Massimiliano Mancini
 

La risposta di Anafe alla lettera aperta di Anide

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Nella giornata di oggi Anide (l’associazione che raggruppa i dettaglianti e-cig) ha inviato una lettera aperta ad Anafe Confindustria. Di seguito la risposta:

Il web ha ormai da tempo rivoluzionato il commercio, dando al consumatore grande potere contrattuale grazie alla concorrenza globale che ogni singolo venditore (negozio o azienda) trova online. D’altra parte ha permesso ai venditori di abbassare i costi e di fissare spesso prezzi più bassi rispetto ai negozi fisici. E questo accade da anni e in tutti i settori.

Anafe Confindustria è un’associazione di imprese i cui fini sono ben elencati, sempre nel rispetto delle leggi vigenti, all’art. 2.3 del proprio Statuto, e tra questi non c’è, non può e non deve esserci alcun ruolo nella fissazione o controllo delle politiche commerciali e dei prezzi. Ciò anche perché si rientrerebbe in fattispecie illegali che in Anafe Confindustria non possono avere spazio.

Le difficoltà del mondo e-cig, tanto più quelle dei negozianti, a seguito del caos generato dall’attuale “fumosa” normativa, sono purtroppo a tutti note. Per questo Anafe Confindustria auspica che possa essere possibile continuare a mantenere aperto il confronto e – laddove possibile – un’unità di azione in termini di rappresentanza istituzionale, senza farsi condizionare dai rapporti commerciali tra i singoli operatori, aspetto che troppo spesso in passato ha prevalso a danno degli interessi comuni.

 

Anafe Confindustria, svolta l’assemblea: TPD, tassa e new entry all’OdG

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Riunione a Milano ieri per ANAFE, l’associazione nazionale dei produttori di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione associati a Federvarie di Confindustria. All’ordine del giorno il piano di lavoro 2016 post ordinanza del TAR, che – a seguito del ricorso avviato da Anafe e altri – ha a dicembre ha rinviato di nuovo alla Corte Costituzionale la maxi tassa sui “liquidi da inalazione” basata sull’equivalenza alle sigarette tradizionali.

Seduti intorno a un tavolo i rappresentanti di FlavourArt – il cui titolare Massimiliano Mancini è anche presidente di Anafe sin dalla fondazione – PuffCategoria e Smooke, che sono le quattro fondatrici cui dalla seconda metà del 2015 si sono aggiunge VaporArt e SvapoWeb, seguite in questo inizio 2016 da Ribilio. Non sono comunque esclusi nuovi ingressi nei prossimi mesi.

Tra i temi trattati innanzitutto l’avvio delle procedure di compliance alla TPD, il cui testo è stato trasposto in Italia e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 gennaio, ed entrerà in vigore in vari step, con le seguenti importanti scadenze che riguardano il settore e-cig:

  • 2 febbraio 2016, sanzioni ai negozi che vendono e-cig ai minori;
  • 20 maggio 2016, per i divieti sulla pubblicità e le vendite transfrontaliere con connessa chiusura siti;
  • 20 novembre 2016, per la fabbricazione o l’immissione in libera pratica dei prodotti “non conformi”;
  • 20 maggio 2017, per l’immissione  sul  mercato dei prodotti “non conformi”.

In relazione ai vari e pesanti aspetti burocratici della TPD, Anafe si sta strutturando per fornire ai propri iscritti e non solo, servizi di supporto a prezzo convenzionato.

Sulla questione tassazione rimane chiaro l’obiettivo dell’associazione di arrivare ad un sistema di tassazione equo e bilanciato, parametrato al livello di nicotina presente nei liquidi, come peraltro indicato chiaramente nelle recenti sentenze e ordinanze delle varie corti che si sono pronunciate sul tema. Al riguardo le tempistiche attese sono quelle di un possibile nuovo Decreto Legislativo per il quale il Governo – sulla base della Delega Fiscale 2014 – ha tempo per l’emanazione sino a giugno 2016.

Altro punto all’ordine del giorno il rispetto del regolamento CLP (relativo ad etichettatura ed imballaggio), già obbligatorio dallo scorso 1 giugno 2015, e relative Linee Guida del Ministero della Salute, e che con l’entrata in vigore della TPD diventa elemento imprescindibile da rispettare per tutti i soggetti del settore, produttori, importatori e negozianti. Stesso approccio è stato messo in rilievo per l’hardware, che deve obbligatoriamente presentare il marchio CE originale e rispettare in pieno la Direttiva ROHS.

Sempre in ottica normativa, l’associazione – dopo una consultazione con gli altri stakeholders del mondo e-cig – presenterà a breve due codici di autoregolamentazione, relativi a “vendite online” e “pubblicità”, sì da garantire pubblico e istituzioni del rispetto delle best practices da parte di tutti coloro che li sottoscriveranno.

Sono quindi state affrontate le altre questioni relative al rapporto tra scienza, informazione e sigarette elettroniche, su cui è stato già avviato un lavoro che dovrà portare alla creazione di una struttura di advisory scientifica indipendente, in grado anche di controbattere in maniera oggettiva ai numerosi articoli o studi mal comunicati spesso riportati dai media, e fungere da punto di riferimento per tutte le informazioni su e-cig e salute.

Annunciati infine per la primavera gli “Stati Generali della sigaretta elettronica“, in cui operatori, stakeholders e istituzioni si confronteranno su temi normativi, fiscali e sanitari, mentre è in corso di valutazione un’iniziativa “politica” e di comunicazione in vista delle elezioni amministrative in coordinamento con le altre associazioni di settore.

https://agivapenews.com/2016/01/28/anafe-confindustria-svolta-lassemblea-tpd-tassa-e-new-entry-allodg/

 

 

E-cig, tassa sospesa e rinviata alla consulta. Soddisfazione di ANAFE-Confindustria

E-CIG, TASSA SOSPESA E RINVIATA ALLA CONSULTA. SODDISFAZIONE DI ANAFE-CONFINDUSTRIA

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Roma, 16 dicembre 2015

E’ stata pubblicata l’Ordinanza del TAR del Lazio n. 14185 che ha disposto il rinvio alla Corte Costituzionale dell’imposta di consumo sui liquidi per sigarette elettroniche stabilita dal D.lgs 188/2014, poi fissata, con il provvedimento n.394 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ad euro 0,373 per ml. Già negli scorsi mesi il TAR aveva disposto la sospensiva per l’imposta in questione per i liquidi non contenenti nicotina.

Questo rinvio alla Consulta viene accolto con grande soddisfazione da parte di ANAFE Confindustria, Associazione Nazionale Fumo Elettronico che, per voce del presidente Massimiliano Mancini, commenta: “Sembra la replica di un film gia’ visto, un rinvio per troppi versi simile, viste le pesanti motivazioni, a quello relativo alla precedente legge che la Corte ha poi stabilito essere incostituzionale. Si tratta per il settore di un segnale estremamente importante – prosegue Mancini – ma c’e’ anche un forte rammarico da parte nostra per il tempo che, a questo punto si può dire, si e’ perso a tutti i livelli, non solo politico e istituzionale, ma anche industriale. Questa e la precedente normativa fiscale hanno infatti frenato in maniera speriamo non irreparabile i nostri investimenti e i progressi che questo mercato, in crescita in tutto il mondo, avrebbe potuto fare negli ultimi tre anni”.

“Il fallimento dell’attuale sistema impositivo confermato da questo rinvio alla Corte Costituzionale è testimoniato infatti dai numeri” spiega Mancini riferendosi alla relazione tecnica al Dlgs 188/2014 che prevedeva per lo Stato entrate pari a 115 milioni di Euro. “Non solo avevamo preavvertito le istituzioni in audizione lo scorso anno, ma già l’estate scorsa” ricorda Mancini “il MEF aveva dichiarato infatti che nel primo semestre del 2015 erano entrati solamente 3,5 milioni di Euro: è evidente quanto questa cifra fosse ampiamente inferiore alle aspettative”.

In attesa della pronuncia della Consulta, ANAFE-Confindustria reputa piu’ che mai necessario trovare una soluzione condivisa con le istituzioni, che permetta da un lato di rilanciare il mercato legale delle sigarette elettroniche e dall’atro di ottenere, per lo Stato, sufficienti entrate per l’erario.

“Dopo tre anni di lotta siamo sempre allo stesso punto: le aziende hanno perso competitività sul mercato nazionale ed estero, lo Stato italiano – unico in Europa col Portogallo ad aver imposto una tale imposta – non ha mai incassato quanto previsto a causa di un mercato volato all’estero, e i consumatori sono danneggiati da una scarsa offerta e da prezzi che rischiano di diventare sempre meno competitivi rispetto al mercato illecito e al tabacco tradizionale in maniera indubbia riconosciuto come molto più dannoso delle sigarette elettroniche. Non possiamo che sottolineare la differenza col Regno Unito, dove il Primo Ministro David Cameron proprio oggi si è esposto pubblicamente a favore delle e-cig quale supporto nella lotta al tabagismo”.

Cio’ che le aziende e l’intero settore chiede è dunque di essere rimesso nelle condizioni di operare in condizioni di equità fiscale e “visto che proprio in questi giorni si sta chiudendo l’iter di approvazione del DDL Stabilità 2016 – conclude il Presidente Mancini – auspichiamo che il Governo considerasse l’ipotesi di presentare un emendamento in Aula che disciplini in maniera questa volta davvero adeguata gli aspetti fiscali relativa ai liquidi per sigarette elettroniche. La dubbia costituzionalità di tutti i provvedimenti che si sono susseguiti sulle e-cig forse dovrebbe cominciare a far riflettere sugli errori ripetuti e sull’unica soluzione possibile: un’imposta equa e basata sulla nicotina, sperando vengano evitate nuove fantasiose e inapplicabili soluzioni”.

 

E-cig, Harvard: Sostanze pericolose nei liquidi. Anafe: Non in quelli italiani

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E-cig, uno studio al giorno. Ma stavolta è particolarmente allarmistico, vista anche la fonte autorevole, e cioè la Harvard University di Cambridge (MA).

Riporta l’ANSA:

Il 75% delle sigarette elettroniche ‘aromatizzate’ in commercio potrebbe contenere una sostanza chimica legata a una malattia dei polmoni, la bronchiolite ostruttiva. Lo afferma uno studio dell’universita’ di Harvard pubblicato dalla rivista Environmental Health Perspectives. I ricercatori hanno testato 51 tipi di sigarette o di liquidi riempitivi, scelte in base al loro ‘appeal’ per i piu’ giovani. Ognuno e’ stato messo in una camera stagna e collegato a un dispositivo che aspirava aria per 8 secondi. L’analisi dei prodotti della combustione ha rivelato che 39 campioni su 51 contenevano diacetile, una sostanza tossica associata alla malattia polmonare nei lavoratori esposti per lungo periodo. Estendendo l’analisi a acetoina e pentanedione, altri due prodotti profumanti legati a malattie professionali, e’ emerso che almeno una delle tre sostanze era presente in 47 dei 51 campioni. “Molte delle preoccupazioni riguardo alle sigarette elettroniche sono sulla nicotina – sottolinea David Christiani, uno degli autori -, ma c’e’ ancora molto che non sappiamo su questi dispositivi. Oltre alla nicotina contengono composti chimici cancerogeni, come la formaldeide e, ha scoperto lo studio, il diacetile”.

Una questione a prima vista preoccupante, in particolare per i consumatori, se non fosse che nello studio riportato dall’ANSA mancala specifica che si tratta di liquidi prodotti negli Stati Uniti, e quindi non sottoposti alle stesse regole e controlli di quelli nostrani.

Pronta poco fa è arrivata la precisazione dei produttori italiani:

In riferimento allo studio realizzato dall’Università di Harvard, ANAFE-Confindustria, associazione che riunisce i produttori nazionali di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione, chiarisce che le analisi in questione riguardano liquidi per sigarette elettroniche prodotti fuori dall’Italia e dall’Unione Europea.

I liquidi prodotti nel continente sono sottoposti a controlli ed analisi stringenti, ed in particolare quelli italiani non solo rispettano tutte le norme, ma presentano valori sul contenuto enormemente inferiori alle soglie massime previste dalle regole UE in vigore.

ANAFE-Confindustria, riaffermando il totale rispetto della normativa e degli standard riconosciuti e condivisi a livello italiano ed europeo, si dichiara altresì favorevole all’intensificazione dei controlli sui liquidi per sigarette elettroniche e sulle sostanze che li compongo prima della loro immissione nel mercato nazionale, a tutela dei consumatori che si sono affacciati con fiducia negli ultimi anni al mondo e-cig, e anche a tutela dei produttori nazionali e che operano in assoluta trasparenza e legalità.

L’entrata in vigore della Direttiva 2014/40 nei prossimi mesi fornirà ulteriori regole al mercato e-cig, ma si ricorda che l’attuale maxi tassazione sui liquidi e-cig favorisce purtroppo proprio l’importazione parallela di liquidi che non passano attraverso le stesse procedure di controllo di quelli nazionali ed europei. Una politica fiscale adeguata sarebbe invece la leva ideale per valorizzare la produzione italiana, considerata un’eccellenza in termini di qualità a livello mondiale, e speriamo che presto il Governo possa intervenire risolvendo un problema che si dilunga da oltre due anni e che ha solo causato danni a produttori, negozianti, consumatori e casse dello Stato.

Proprio pochi giorni fa la Harvard University aveva reso noto un sondaggio che sottolinea la disinformazione dei consumatori rispetto alle e-cig, e come questa sia causata dalla pessima comunicazione connessa a studi scientifici incompleti, mal comunicati o indirizzati da interessi particolari. Una disinformazione che difficilmente vedrà un miglioramento dopo la notizia resa nota oggi.

https://agivapenews.com/2015/12/09/e-cig-harvard-sostanze-pericolose-nei-liquidi-anafe-non-in-quelli-italiani/

 

Sigarette Elettroniche: ANFE-Confindustria e FIESEL-Confesercenti a sostegno dell’EFVI, svapatori da tutta Italia in protesta davanti al MEF

 

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Roma, 7 luglio 2015

Le due principali associazioni di categoria del settore italiano delle sigarette elettroniche, ANAFE-Confindustria e FIESEL-Confesercenti, sostengono le motivazioni che hanno portato oggi in piazza, di fronte alla sede del MEF di via XX Settembre, l’EFVI Italia (European Free Vaping Initiative) – associazione che riunisce migliaia di svapatori in tutta Italia – in difesa del mercato e della libertà di svapo, un problema sentito in tutta Europa ma in cui l’Italia rappresenta un esempio negativo.

Le due associazioni condividono pienamente lo scopo dell’iniziativa, quello cioè di denunciare lo stato di profonda crisi in cui versa, ormai da due anni, il settore dell’e-cig, crisi che inevitabilmente ricade sui consumatori che non solo vedono aumentare i prezzi, ma anche ridursi il numero di punti vendita e il moltiplicarsi di siti web esteri ed illegali, che vendono prodotti spesso di dubbia provenienza senza pagare alcuna tassa in Italia e capaci di intaccare persino le entrate dei tabaccai, che da pochi mesi hanno iniziato anch’essi la vendita di sigarette elettroniche.

Come ribadito da mesi da Anafe-Confindustria e da Fiesel-Confesercenti, tale situazione è frutto dell’introduzione dell’imposta ex Decreto – Legge 28 giugno 2013, n. 76 (convertito in legge 9 agosto 2013, n. 99) che fissava una tassa sulle sigarette elettroniche del 58,5% del prezzo di vendita (dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale), e dal riordino della disciplina avvenuta con Decreto Legislativo 188/2014 che ha stabilito un tributo sui liquidi con o senza nicotina pari a Euro 3,73 per 10ml di ricarica, di fatto addirittura superiore all’imposta precedente, concedendo invece ad un prodotto del tabacco definito “da inalazione senza combustione” – senza nemmeno uno studio indipendente reso pubblico che escluda la combustione – una tassazione di fatto incredibilmente inferiore a quella delle e-cig.

Per le due associazioni impegnate attivamente nella tutela del settore, a cui appartengono tramite azioni di sensibilizzazione e comunicazione nei confronti di media e istituzioni, questa manifestazione è stata l’occasione per ribadire con forza che, nonostante i tentativi di distruggere il settore con provvedimenti altamente lesivi ed ingiusti, il mondo dello svapo è ancora vivo – in crescita del 30% negli ultimi 6 mesi, ma sull’online estero – e necessita di una revisione urgente delle norme fiscali per consentire al mercato legale di svilupparsi ed allo Stato di incassare il dovuto.

Anafe-Confindustria e Fiesel-Confesercenti ricordano inoltre i danni provocati all’occupazione da questo disordinato susseguirsi di regolamentazioni fiscali inique e mal costruite: in due anni si è passati da circa 6.000 a circa 600 persone impiegate a livello commerciale e si è fatto perdere soldi ad aziende, negozi ed Erario. E le prossime scadenze, tra cui il recepimento della Direttiva tabacchi, rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione per il mercato legale se verranno adottate norme ancora più stringenti di quelle imposte dall’Unione Europea.

Anafe-Confindustria e Fiesel-Confesercenti dichiarano infine che giornate e iniziative spontanee come quella di oggi dimostrano che le Istituzioni dovrebbero prendere in considerazione il settore delle sigarette elettroniche e tutelarne il mercato. Un mercato che, a differenza del tabacco, in calo in tutto il mondo, può contribuire a migliorare la qualità della vita di milioni di cittadini facendo risparmiare allo Stato risorse attualmente stanziate per curare i danni causati dal fumo.

 

ISS, Mancini, ANAFE: “Dati su svapatori non tengono conto di enorme mercato illegale causata da maxi tassa e-cig”

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Roma, 29 maggio 2015

Nella giornata di presentazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità del Rapporto Annuale sul Fumo in Italia, ANAFE-Confindustria, Associazione Nazionale Fumo Elettronico, tiene a ribadire, commentando i dati dell’ISS, le difficoltà che questo settore ha trovato e continua ancora oggi a trovare nel nostro pase a causa di una legislazione che ha come unico risultato l’illegalità e la messa a rischio del consumatore.

Se è vero che la riduzione del numero di punti vendita è stata sostanziale, ANAFE-Confindustria sottolinea invece che il numero di svapatori abituali e occasionali non sia diminuito, al contrario secondo le analisi sui dati delle aziende è cresciuto fino a oltre 800.000 in tutto il territorio nazionale. “Ma sono altri, purtroppo, i canali commerciali attraverso cui gli utilizzatori di e-cig si riforniscono” segnala il presidente Massimiliano Mancini, “che impediscono di costruire un campione che fornisca dati reali. La colpa quindi non è certo dell’ISS, ma di una legge criminogena”.

“Quello che si è realizzato negli ultimi mesi” prosegue Mancini “è stato un crollo delle vendite ufficiali a favore del mercato illegale, soprattutto sul web – che raccoglie oggi l’80% del mercato -, gestito da aziende estere che operano con prezzi non concorrenziali perché i loro prodotti non applicano la tassazione prevista dalla legge italiana”.

Il riferimento del presidente di Anafe-Confindustria Mancini è in primo luogo all’imposta Di € 3,73 più IVA attualmente in vigore e contenuta nel Dlgs Tabacchi Dlgs. 188/2014, ma anche a quella del 58,5% del prezzo di vendita contenuta nel Decreto Legge 76/203 dichiarata illegittima non più di due settimane fa dalla Corte Costituzionale, e su cui è calato il silenzio, a cominciare da quello dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che purtroppo appare disinteressarsi da mesi – è un fatto – dell’illegalità diffusa e dei soldi persi da aziende che rispettano la legge e dallo Stato”.

“Questo susseguirsi disordinato e illogico di decisioni e imposizioni fiscali inique ha portato un mercato florido ad irrigidirsi e a crollare – nella parte legale – nel giro di meno di due anni, ma la domanda non è crollata, semplicemente si è rivolta altrove” denuncia Mancini. “Il Governo attuale e quello precedente che hanno cominciato questa assurda battaglia contro il mondo delle sigarette elettroniche non si sono preoccupati di arginare i danni che il mercato estero non sottoposto a tassazione avrebbe potuto portare al mercato e infatti oggi, ancora senza controlli nonostante la nuova legge sia in vigore ormai da sei mesi, le aziende che operano nel settore sono ancora in gravissima difficoltà e i dati ufficiali che escono dipingono un quadro che corrisponde solo in maniera parziale alla realtà”.

 

 

“Giustizia è fatta, ma ora si cambi la tassa sulle e-cig”. Intervista a Mancini, presidente Anafe

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Tre anni di battaglie in una sentenza. Ma la guerra non è finita, purtroppo, essendo ancora in piedi il dlgs 188/2014 e – peggio ancora – il Provvedimento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 20 gennaio 2015 che, attraverso un calcolo di equivalenza rispetto alle sigarette tradizionali non basato sul alcuno standard industriale o scientifico, ha stabilito un’imposta di consumo sui liquidi da inalazione che ammonta a € 3,73, oltre IVA del 22%, ogni 10ml.

Un’imposta che sta seriamente rischiando di dare al mercato italiano delle sigarette elettroniche una mazzata definitiva, dopo quella del Decreto legge numero 76 del 2013 (convertito nella Legge 99/2013) che aveva inserito le e-cig nello stesso regime amministrativo e fiscale delle sigarette tradizionali, con tanto quindi di imposta monstredel 58,5% del prezzo, che voleva dire aumenti di oltre il 240% sui prezzi al pubblico.

Ma almeno su quella legge giustizia è stata fatta, anche se è dovuta intervenire addirittura la Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la Legge 99/2013 sugli aspetti relativi alle e-cig, affermando l’irragionevolezza delle regole e del livello impositivo, un eccesso di discrezionalità dell’AAMS, e – più importante – la netta differenziazione rispetto ai prodotti del tabacco di qualsiasi genere.

A dire la verità siamo rimasti quasi increduli sul momento. Abbiamo avuto la notizia via Whatsapp da chi ci segue le relazioni istituzionali”, ci spiega Massimiliano Mancini, presidente di Anafe Confindustria. “Vederci riconosciuta giustizia dopo aver subito tante angherie ingiustificate è davvero una liberazione. Come lo è non avere più sulla nostra testa e su quella dei negozianti e dei rivenditori la spada di Damocle della tassazione 2014. Quella legge aveva già creato dei danni enormi. Il vederci anche richiedere cifre impossibili sarebbe stato aggiungere il danno alla beffa. Ma per fortuna ‘c’è un giudice a Berlino’, anzi, a Roma”.

Siete stati accusati, addirittura da un rappresentante dello Stato, di essere solo dei “furbetti che non vogliono pagare le tasse”.

Purtroppo è incredibile l’arroganza di alcuni. Ma siamo imprenditori, persone di buon senso, e sappiamo dimenticare. Prima di farlo però è bene ricordare alcuni aspetti. Le norme che dovevano regolare il nostro settore sono state rese note solo a dicembre 2013 inoltrato, a pochi giorni dall’applicazione. Una pratica censurata persino dalla Corte dei Conti in una lettera che ci ha di fatto impedito di lavorare nei primi mesi del 2014. E su questo stiamo ragionando su una eventuale richiesta di risarcimento danni nei confronti dei responsabili. Inoltre quelle norme hanno portato aziende e negozi a bloccare ogni tipo di investimento in innovazione e ricerca, ma anche in marketing e pubblicità. E senza pubblicità un settore nuovo e non certo maturo muore. Abbiamo subito attacchi mediatici di ogni genere, certamente eterodiretti, strumentali contro il mercato e-cig. Ma noi, come tanti negozianti, non abbiamo mollato e abbiamo risposto”.

La lotta, a parte quella politica mai interrotta, nonostante pressioni e persino minacce nemmeno tanto velate contro di voi e persino contro i vostri consulenti, è iniziata al TAR Lazio.

“I giudici amministrativi ci hanno dato ragione da subito, anche grazie all’ottimo lavoro dello Studio Francario & Partners che ci ha assistito. Ma del resto l’irragionevolezza di quella norma, di quella tassa, sarebbe stata evidente a chiunque. Non me la prendo col Parlamento, dove la volontà del Governo e di alcune strutture burocratiche ormai prevale, come abbiamo visto allora e in occasione del Dlgs attualmente in vigore. Certamente però un po’ arrabbiati lo siamo. Mi piacerebbe sapere per esempio se qualcuno si stia rendendo conto o sia interessato dei danni provocati alle aziende, delle migliaia di posti di lavoro persi, degli investimenti non avvenuti. Uno per tutti: il progetto di costruire in Italia il primo centro europeo di estrazione della nicotina, utilizzando fondi UE e riconvertendo una delle ex manifatture di tabacco che proprio in questi giorni stanno soffrendo, come ad esempio quella di Lecce. Invece in Italia si era deciso di pensare alle tasse, non agli investimenti – privati – e quindi quel centro lo hanno fatto a Liverpool. Il tutto poi senza entrate per lo Stato, o peggio, con entrate in calo”.

Ci spieghi. Le tasse non sono entrate perché voi non le avete pagate.

“Noi non le abbiamo pagate perché abbiamo contestato in ogni sede quella norma incostituzionale, ma siamo stati comunque enormemente danneggiati: eravamo il maggior mercato europeo, i secondi esportatori al mondo. Oggi siamo finiti molto indietro, il mercato si è spostato online verso l’estero, con un rapporto che al 2015 stimiamo del 70% verso il 30% fisico; come ho già detto, ogni investimento si è fermato; le multinazionali hanno dovuto aspettare sino al 2015 per entrare [per ora la sola Imperial Tobacco con JAI, ma a breve le altre seguiranno, NdR]. E poi i negozi hanno chiuso in massa, tante aziende hanno chiuso anch’esse o si sono trasferite all’estero. Mi piacerebbe sapere da coloro che avevano fatto i calcoli in qualche oscuro ufficio come valutano oggi la decisione presa allora. A causa di quella legge, oltre ai 117 milioni di mancate entrate, sono andati in fumo moltissimi altri milioni di IVA, IRPEF, contributi, ecc. evaporati, è il caso di dirlo. Ma chi risponderà di tutto ciò? Non intendo monetariamente, ma politicamente. Da imprenditore apprezzo la meritocrazia, e voglio ricordare le perplessità – a parte le nostre, ovvie – del Servizio Bilancio del Senato ad esempio, o quelle della Corte dei Conti, che avevano paventato proprio questi risultati. Perché sono rimasti inascoltati?”

Anche la Corte Costituzionale ha scritto in sentenza che tra le motivazioni della legge c’era proprio il salvaguardare le entrate fiscali da tabacco.

“E la stessa Corte ha scritto che era un presupposto totalmente errato. E poi vorrei chiedere a chi di questi presupposti parlava: come mai col mercato spostatosi online le entrate da tabacco non sono diminuite, ed anzi nel 2015 sono in crescita? A ciò andrebbe affiancata un’altra domanda: che ragione c’era di rivedere le norme del settore tabacchi che come entrate andava bene? E aggiungo: si è imposto uno sconto per un prodotto del tabacco cosiddetto riscaldato identico a quello delle sigarette elettroniche, quando è nota a tutti la tossicità del tabacco inalato o fumato, per non dire poi che con il discrezionale, ai limiti dell’arbitrario, sistema di equivalenza, si è stabilita una tassazione per le e-cig addirittura superiore di fatto a quella di un prodotto del tabacco. Un caso unico al mondo. Ma del resto che questa norma sulle e-cig sia stata impostata con alle spalle degli interessi forti è noto a tutti”.

Quali sarebbero?

“Guardi, abbiamo già subito danni enormi. Preferirei evitare querele”.

E ora cosa succederà con la norma 2015?

“Considerando che per alcuni versi è persino peggiorativa di quella dichiarata incostituzionale, stiamo ovviamente ragionando coi nostri legali e consulenti [è la romana Open Gate Italia a seguire l’attività di relazioni istituzionali per Anafe Confindustria, NdR]. Ma l’auspicio è quello che si possa evitare una nuova battaglia legale – che vinceremmo, senza alcun dubbio visti i presupposti – intervenendo con un provvedimento d’urgenza e regole che consentano a questo mercato di funzionare. Una tassa ci può stare, del resto in questo paese si tassa anche l’aria, e allora perché no il vapore? Con nicotina però! Ma una tassa deve avere un senso e regole precise se lo Stato la vuole incassare. Speriamo sia così, e abbiamo fiducia che il Governo, visti gli errori passati ed attuali – sta incassando infatti quasi nulla nel 2015, per la felicità di aziende e siti esteri e nonostante un mercato in crescita – possa intervenire a breve risolvendo la questione, e magari lo possa fare dando ascolto a chi questo settore lo ha creato dal nulla: aziende e negozianti”.

Ricordiamo che proprio i negozianti di Fiesel Confesercenti e di LIFE hanno sostenuto ad adiuvandum il vostro primo ricorso al TAR Lazio.

“Abbiamo sempre pensato che fosse fondamentale fare fronte comune, motivo per il quale abbiamo molto volentieri messo a disposizione le nostre risorse relazionali per aiutarli ad intervenire [i negozianti sono stati assisiti dallo studio legale Fraccastoro di Roma, NdR]. E il loro apporto politico e giudiziale è stato fondamentale in quella fase. Un po’ meno quello di altri, il cui intervento successivo ci ha anzi creato qualche problema tecnico, e ciò invece di accorpare le forze. Sono gli stessi che hanno poi preferito non costituirsi davanti alla Corte Costituzionale “per risparmiare, perché tanto c’è Anafe”, così almeno ho letto. E oggi tocca anche vedere messaggi pubblici di chi salta sul carro… Ma va bene così, evitiamo le polemiche perché siamo contenti di quanto abbiamo fatto, costato davvero lacrime e sangue. Credo che oggi sia il momento di guardare avanti e trovare il modo di marciare sì separati – aziende da una parte e negozianti dall’altra – ma per poi colpire uniti.”

Domani che succederà?

“Per ora la legge che impone la tassa 2015 rimane in vigore, ricordiamolo, e quindi va rispettata, mettendo al momento da parte fughe in avanti ed entusiasmi eccessivi da “la tassa non c’è più”. Ci consideriamo un’associazione politicamente responsabile e mai potremmo dare un messaggio diverso. Come dichiarato pubblicamente insieme al presidente di Fiesel Confesercenti, ci aspettiamo l’immediata convocazione da parte del Governo per arrivare alla definizione, nel più breve tempo possibile, di una soluzione che garantisca gli interessi in campo: delle aziende, dei negozianti, dei consumatori, dello Stato e delle sue entrate e – fatemelo dire – della salute, tema passato completamente sotto silenzio. Ma su questo ci aspetta a breve la discussione sulla nuova Direttiva “tabacchi”. Ricordiamo che siamo solo agli albori di un nuovo mercato. “The best is yet to come”.

Velia Marconi

Riportiamo la precisazione di Assifel, giunta al nostro sito a soli tre mesi di distanza, e in pieno Ferragosto, dalla pubblicazione di questa intervista. Ovviamente AgiVapeNews è una tribuna aperta, quindi rimaniamo in attesa dell’eventuale risposta di Massimiliano Mancini e di Anafe. 

Ho letto con notevole imbarazzo quanto attribuito al sig. Mancini, Presidente di Anafe, nella parte in cui afferma “….Un po’ meno quello di altri ( con evidente riferimento ai ricorrenti aderenti ad ASSIFEL), il cui intervento successivo ci ha anzi creato qualche problema tecnico, e ciò invece di accorpare le forze. Sono gli stessi che hanno poi preferito non costituirsi davanti alla Corte Costituzionale “per risparmiare, perché tanto c’è Anafe”, così almeno ho letto”. 

Per cultura personale evito il più possibile la polemica soprattutto quando, come in questo caso, è tanto inutile quanto evidentemente in mala fede, ma per rispetto degli altri ricorrenti sento il dovere di una replica.

Nello specifico, le critiche mosse ai ricorrenti aderenti ad Assifel sono due: la prima, molto tecnica, relativa alla scelta di non costituirsi davanti la Corte Costituzionale,  la seconda di non aver “ accorpato le forze”.

In merito alla prima, non conosco la formazione giuridica del Sig. Mancini, ma non ritengo che tale giudizio, molto tecnico, possa essere “farina del suo sacco”; noi come i ricorrenti di ANAFE ci siamo rivolti a professionisti, in entrambe i casi di “chiara fama” e le scelte effettuate, come quella criticata, sono state frutto di attenta valutazione. Sarebbe corretto che chi ha ispirato la critica del sig. Mancini si manifestasse e argomentasse la propria valutazione; così facendo potrebbe fornire a tutti oggettivi elementi di valutazione assumendosi, al tempo stesso,  la responsabilità delle proprie affermazioni soprattutto se le stesse risultassero lesive della reputazione professionale.

La seconda è falsa e oggettivamente in malafede. Fin dal primo momento abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a collaborare e invitato i legali delle parti al dialogo riscontrando, purtroppo, da parte di ANAFE o meglio di chi in genere agisce per suo conto, un atteggiamento scarsamente collaborativo e molto presuntuoso “ noi siamo più bravi, abbiamo più entrature ecc. “. La nostra ricerca di dialogo e di unità è certamente testimoniata dalla fattiva collaborazione con la FIESEL/Confesercenti dimostrata anche dalla loro partecipazione “ad adiuvandum” al nostro ricorso e il positivo riscontro, da parte nostra, alla richiesta di Confesercenti per un più stringente collaborazione (vedi recente lettera indirizzata ad ANAFE e ASSIFEL) totalmente disattesa da ANAFE.

Purtroppo anche in questa occasione è stata persa “un’occasione per tacere”.

Ringrazio per lo spazio concesso e porgo distinti saluti.

ASSIFEL Il Presidente –  Piero Gilardino